venerdì 18 ottobre 2013

Mi domando perché siamo ancora qui, dal momento che c'eravamo promessi che saremo stati tutti altrove.

Il tempo è un nastro inceppato in un incomprensibile ingranaggio. Ritorno su queste strade solo e sono sempre io, ma cambiato. Tutto è esattamente allo stesso posto, immobile, come se ce l'avessi lasciato solo poche ore fa. Un sottile strato di polvere è l'unico indizio, visibile solamente da vicino, come un diaframma, impercettibile alla scarsa luce, del distacco e della separazione tra me e le cose. Mi domando perché siamo ancora qui, dal momento che c'eravamo promessi che saremo stati tutti altrove. Invece, il nostro era un girare a vuoto, un turbinio di trottole senza direzione, forse mai sopito, forse ancora in atto: eccolo qua, ti rivedo e in qualche modo mi stai dicendo che, ancora, non sarai qua, che sicuramente sarai altrove, presto, molto presto. Non ci credo più da tanto ormai. Ho pensato che siamo simili a pulviscolo: ognuno un granello, con la sua piccola storia da raccontare e poche o nessune orecchie ad ascoltare, dispersi su sponde oceaniche agli antipodi nel cerchio di pochi metri quadri, soli in mezzo a tutta questa folla. Dovrebbe esistere un progetto che ci renda tutti partecipi, come membri di un organismo sano e funzionante: ognuno nella sua essenza unico e funzionale, ognuno libero di testimoniare il mistero dello stare al mondo nella pienezza dell'essere. E invece siamo come rottami alla deriva, aggrappati a sogni che non ci appartengono, divisi - ma da che cosa? - ognuno sul proprio scoglio, senza una rotta comune, senza un'imbarcazione capace di contenerci tutti. Un organismo, un progetto, un circuito di sinapsi, un tutto in cui il molteplice si fa uno in una continua creazione: è questo che servirebbe. Forse sono gli individalismi di questo tempo di sfrenate competizioni a renderci sterili. Abbraccio questo mio vecchio amico ascoltando la sua promessa e io, ancora, spero di andare a trovarlo altrove.

sabato 5 ottobre 2013

L'acqua nella memoria

Oggi al Bioparco di Roma, 18:30, L'acqua nella memoria, cortometraggio in ricordo e in memoria dell'artista Carlo Vincenti. Musiche mie (La Guerra delle Formiche).

"L’acqua nella memoria. Il cortometraggioche verrà proposto collateralmente nell'ambito della IX Giornata del Contemporaneo, a Roma, nel Centro Polifunzionale del Bioparco, sabato 5 ottobre 2013. alle ore 18.30.

Nel maggio 2012, Giovanna Iorio, ispirata dalle opere di Carlo Vincenti, compose dei versi che uniti a disegni, schizzi e appunti di Carlo, diedero vita al libro “La memoria dell’acqua”.

In seguito a questa pubblicazione, e a distanza di un anno, Alfonso Prota, Carlo Sanetti, Alessandro Lamoratta e Diana Ghaleb hanno realizzato questo cortometraggio, in ricordo e in memoria di Carlo Vincenti.

I fotogrammi che lo ritraggono in riva al mare, mentre disegna, sono tratti dalle riprese in 8mm di Mario Petrosino, con musica di Giancarlo Petrosino.

Si ringrazia per la collaborazione Fabio Vincenti."


http://www.ghaleb.it/acqua_memoria_corto.htm

Alfonso Prota, illustratore, pianificatore territoriale, si occupa di paesaggio e cartografia. Fa parte de “La Banda del Racconto”. Ha illustrato, per la casa editrice Davide Ghaleb, “1932”, “Il Colombiano”, “Sulla natura sulla battaglia”, “Sottoassedio”, di Antonello Ricci; “Orsorella e gli altri” di Marco D’Aureli. Ha realizzato il fumetto “Vittoria!” con i testi di Antonello Ricci.

Carlo Sanetti, Laureato in lettere e filosofia alla “Sapienza Università di Roma”, musicista e compositore. Ha fondato SubTerra, etichetta italiana di musica con licenza Copyleft Creative Commons. Ha realizzato appositamente le tre tracce del cortometraggio “L’acqua nella memoria”.

Alessandro Lamoratta, musicista, arrangiatore e compositore. È diplomato al Berklee College of Music di Boston. Ha curato interamente il montaggio del cortometraggio.

Le voci presenti nel cortometraggio sono di Diana Ghaleb e Sara Leoni.

“L’acqua nella memoria” è una produzione Davide Ghaleb Editore.